
Si era intascato i pagamenti dei clienti anzichè darli all’azienda per cui lavorava, l’Alimentare Canavesana di Busano. Tante piccole cifre, da 200, 300 euro. Per un totale complessivo, però, di circa 8900 euro. Per i fatti, risalenti al 2010, era finito nei guai, con l’accusa di appropriazione indebita, Francesco Patti, classe 1959 e residente a Strambino e difeso dall’avvocato Leo davoli. L’uomo, con sentenza pronunciata la settimana scorsa dal giudice Ombretta Vanini del Tribunale di Ivrea, è stato condannato a un anno di reclusione, 800 euro multa, ed al risarcimento danni nei confronti dell’azienda per 9500 euro, oltre alle spese di costituzione civile.
Fu la ditta a sporgere denuncia, accorgendosi che nella contabilità mancavano parecchie fatture. Così gli amministratori aveva contattato i vari clienti, chiedendo conto di quei pagamenti mai arrivati in cassa. “Ho saputo della situazione soltanto quando la ditta mi ha chiamato – ha riferito Piero Ceresa di Bollengo, uno degli ultimi testimoni interrogati nell’udienza del giugno scorso -, dicendomi che ero insolvente verso di loro. Allora ho mostrato le fatture con la quietanza”. Ceresa, come altri clienti, ha sottolineato il rapporto di fiducia che si era instaurato, da cinque, sei anni, con Patti. La srl, attraverso il legale rappresentante Arturo Corridoni, si era costituita parte civile con l’Avvocato Daniela Dematteis chiedendo un lauto risarcimento, confermato dal giudice.
L’avvocato Leo Davoli, nella sua arringa difensiva, aveva posto l’attenzione sulle difficoltà che si erano verificate in quel periodo all’interno dell’Alimentare Canavesana, producendoalcuni documenti, relativi agli ordini, per attestare, invano, la buona fede del Patti.
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